“Non siamo più in grado di continuare come istituto, chiediamo scusa a tutte le vittime [che ANHRI ha assistito per anni, ndr], che continueremo ad assistere come avvocati in difesa dei prigionieri e delle prigioniere di coscienza”.
Con queste parole, il 10 gennaio 2022 il Direttore dell’ Arab Network for Human Rights Information (ANHRI) & Freedom, Gamal Eid, ha annunciato la chiusura dell'istituto ANHRI & Freedom.
Fondato nel 2004, ANHRI ha rappresentato per quasi due decenni un punto di riferimento nella difesa dei diritti umani nel mondo arabo. Istituto giuridico che comprendeva avvocati/e e ricercatori/e, per anni è stato in prima linea nella difesa della libertà di espressione in Egitto e nel mondo arabo, battendosi in particolare per la libertà di stampa.
L’annuncio della cessazione delle attività dell’istituto è stato diffuso sulla sua pagina ufficiale attraverso diversi social network, e presenta anche una lista dei motivi che hanno portato alla difficile decisione di mettere fine al lavoro dell’organizzazione.
L’elenco di intimidazioni, atti di ritorsione e accanimento giudiziario subito dal team di ANHRI nel corso della sua attività comprende:
1. La chiusura della sede legale dell'istituto e la confisca dei beni mobili e dei documenti che vi erano contenuti ad opera dei servizi di sicurezza e di agenti della stazione di polizia di Abedeen, su mandato dell’ufficio locale della procura di Abedeen;
2. La sospensione del quotidiano “Wasla”, un periodico pubblicato da ANHRI dal 2010, nonché l'arresto degli operai della tipografia e la confisca dei mezzi di stampa, nel 2015;
3. Il divieto di viaggio per Gamal Eid, fondatore e direttore dell'ANHRI, con provvedimento emesso nel febbraio 2016 in relazione al procedimento giudiziario n.173/2011, provvedimento che resta tuttora in vigore;
4. Il congelamento del conto bancario privato di Gamal Eid, fondatore e direttore dell’ANHRI, avvenuto sempre nel 2016 in relazione al procedimento giudiziario n.173/2011. Il provvedimento è tuttora in vigore;
5. La diffusione ininterrotta di campagne diffamatorie che dal 2016 travolgono il fondatore e direttore dell’ANHRI, Gamal Eid, la moglie e la loro figlia minorenne;
6. La chiusura delle biblioteche popolari aperte per volontà di Gamal Eid nell’ambito dell’iniziativa “Sei biblioteche per i quartieri più poveri”, che ANHRI ha finanziato grazie al denaro ricevuto con il Premio Defender of Human Dignity conferito all’istituto nel 2011. La chiusura delle biblioteche è stata attuata direttamente dalle forze di polizia senza alcun provvedimento dell’autorità giudiziaria competente;
7. L’arresto della vicedirettrice di ANHRI, Rawda Ahmed, e la sua scarcerazione su cauzione a seguito del pagamento di 20mila sterline egiziane nel 2017, sempre in relazione al procedimento giudiziario n. 173/2011;
8. L’oscuramento del sito web dell’istituto ANHRI nel 2017, a seguito del quale l’istituto ne ha attivato un altro, "Kateb ANHRI”, che tuttavia è stato oscurato appena 9 ore dopo la sua apertura;
9. La convocazione di due avvocati membri dell’ANHRI nel 2017 da parte degli apparati di sicurezza nazionale, che li hanno “persuasi” a lasciare l’istituto;
10. L’arresto e la tortura di un funzionario dell’istituto nel 2018, a seguito del quale il collaboratore ha dovuto fuggire dal Paese;
11. Nuove e più gravi calunnie contro l’istituto e il suo direttore Gamal Eid a seguito dell’incontro con il presidente francese Emmanuel Macron nel gennaio 2019;
12. Il furto dell’auto di Gamal Eid dalla sede dell’istituto nel settembre 2019 ad opera di un agente di polizia e di altri individui non identificati. Nonostante il direttore di ANHRI abbia sporto denuncia e presentato un filmato delle telecamere di sicurezza in cui è stato ripreso il furto, non ha mai avuto giustizia né la polizia è riuscita a rintracciare la sua auto;
13. Una brutale aggressione fisica da parte di agenti di polizia armati contro il direttore dell'ANHRI Gamal Eid nell’ottobre 2019. L’uomo ha riportato la frattura di diverse costole ed è stato anche derubato. Nonostante l’aggressione sia stata ripresa dalle telecamere, i cui filmati sono stati poi trasmessi alla Procura della Repubblica nel novembre 2019, non è stata aperta alcuna indagine sull’aggressione a Gamal Eid;
14. L’arresto, ad ottobre 2019, dell’avvocato di ANHRI Amr Iman, che si trova tuttora in custodia cautelare;
15. La distruzione dell’auto della vicedirettrice dell’istituto Rawda Ahmed ad opera di agenti di polizia armati, per la quale non è stata aperta alcuna indagine nonostante la denuncia di ANHRI;
16. Ripetute minacce telefoniche allo staff dell’istituto, per le quali non è stata aperta alcuna indagine nonostante le denunce sporte da ANHRI;
17. Una nuova aggressione a Gamal Eid da parte di agenti di polizia armati, che sono stati assolti dal tribunale per quella stessa aggressione nel dicembre 2019;
18. Ripetuti tentativi da parte delle forze di sicurezza di reclutare membri dello staff di ANHRI come informatori;
19. L'arresto di una ricercatrice dello staff ANHRI, che è stata detenuta per oltre un anno fra il maggio 2020 all’agosto 2021;
20. Querele contro l’istituto e il suo direttore sporte da avvocati che collaborano con gli apparati di sicurezza, accompagnate da intense campagne mediatiche di diffamazione;
21. Quando ANHRI ha presentato domanda presso l’apposito ufficio del Ministero degli Interni per poter continuare ad operare come ente no-profit (in osservanza della c.d. Legge sulle Associazioni), l’istituto si è visto recapitare una comunicazione in via ufficiosa che negava loro il permesso di proseguire le attività dell’istituto sotto il nome di ANHRI. La lettera faceva riferimento alla “necessità di interrompere le attività dell'ANHRI attinenti alla difesa della libertà di espressione e di stampa, delle condizioni carcerarie, nonché tutte le attività attinenti all’ambito della società civile, e l’ostilità nel trattare con le autorità ufficiali”.
In conclusione del comunicato in cui annuncia la cessazione delle proprie attività, l'istituto ANHRI dichiara:
“Al fine di poter garantire la sicurezza e la libertà di coloro che compongono il team di lavoro, e alla luce della nostra incapacità di continuare a sostenere le brutali ritorsioni e intimidazioni compiute dalle forze di polizia, abbiamo deciso di interrompere il nostro lavoro come istituto. Ci riserviamo tuttavia di portare avanti la nostra battaglia in difesa dei diritti umani e delle stato di diritto in qualità di singole avvocate e avvocati”.
EgyptWide si unisce alla società civile egiziana e a coloro che si battono per i diritti umani in Egitto nell’esprimere solidarietà allo staff di ANHRI e al suo direttore e ci rammarichiamo della chiusura dell’istituto, ennesima dimostrazione della brutalità della repressione delle libertà civili ad opera del regime e degli apparati di sicurezza.