Inizia oggi, lunedì 29 novembre, la secondaedizione dell’Egyptian Defense EXpo (EDEX2021), e all’esposizione internazionale presenzieranno tutti i maggiori gruppi delcomplesso militare-industriale italiano- primo fra tutti Fincantieri S.p.A.,che vi partecipa in qualità di headlinesponsor. A darne notizia è Antonio Mazzeo, che su Africa Express presenta una ricostruzione dettagliata delle partnership italo-egiziane (e nonsolo) dietro l’esposizione di sistemi d’arma e di difesa che vede lapartecipazione di oltre 400 aziende del settore bellico da 42 Paesi del mondo.L’EDEX 2021 è presenziato e patrocinato personalmente da Abdel-Fattah el-Sisi,in qualità di presidente della Repubblica araba d’Egitto e comandante supremodelle forze armate.
Era il 16 settembre 2020 quando l’ambasciatoreitaliano al Cairo, Paolo Cantini, “dava voce al desiderio di molte impreseitaliane di stabilire partnership industriali con l’Egitto”, come riportato dal Servizio di Informazione di Stato egiziano,in quanto “l’Egitto [sarebbe] uno dei mercati più promettenti al mondo, eil Paese potrebbe diventare uno snodo centrale nelle rotte commerciali[dall’Italia] all’Africa e al resto del mondo”.
Una dichiarazione che appare perfettamente in linea con i trend in crescitaesponenziale di settori economici come quello energetico e della produzione edel commercio di sistemi di difesa che le partnership Italia-Egitto hannoregistrato negli ultimi anni. L’export di sistemi d’arma e di tecnologie disorveglianza verso l’Egitto, in particolare, è da tempo al centro di un accesodibattito che vede la società civile italiana chiederne l’interruzioneimmediata alla luce della grave situazione dei diritti umani nel Paese e dellamancata collaborazione delle autorità del Cairo sul caso Regeni (che risale algennaio 2016).
Durante un incontro al Cairo ,il 20 dicembre 2019, l’ambasciatore Cantini aveva inoltre ribadito all’alloraMinistro egiziano per la Produzione bellica Muhammad Saaid el Assar la volontà di farsi promotore della sinergiaitalo-egiziana in materia di armamenti “spingendo al massimo per lapartecipazione dei rappresentanti dell’industria bellica italiana all’EDEX2021”.
Parlare di commerci d’arma fra Italia ed Egittosignifica esplorare una fitta rete di rapporti commerciali e di interessistrategici che coinvolge i grandi gruppi del complesso militare-industrialeitaliano (Fincantieri, Leonardo-Finmeccanica, Beretta S.p.A., per citarne soloi più noti), istituti di credito del calibro di Banca Intesa San Paolo e CassaDepositi e Prestiti, e poi ancora Confindustria, il Ministero dell’Economia edelle Finanze e la sua controparte egiziana, nonché il Ministero egiziano perla Produzione militare e degli apparati egiziani della difesa.
La forte presenza di produttori italiani disistemi d’arma all’EDEX 2021 appare perfettamente coerente con l’ormaidecennale trend in crescita del volume dei commerci d’arma Italia-Egitto, cheha raggiunto nel 2019 un valore di oltre 870 milioni di euro.
La rilevanza della presenza italiana all’internodell’EDEX 2021 è evidenziata dal ruolo del gruppo Fincantieri S.p.A. come headline sponsor della kermesse. Fra inumerosi espositori presenti spicca inoltre il nome di AIAD (Federazioneitaliana delle Aziende per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza), membro diConfindustria attualmente presieduta dall’on. Crosetto e che riunisce la grandemaggioranza del complesso militare-industriale italiano (da enti pubblici comel’Agenzia Industrie Difesa – AID, ai produttori di munizioni e missilibalistici come RWM Italia, MBDA Italia S.p.A., e Simmel Difesa S.p.A., a quellidi armi leggere come Beretta S.p.A., ai gruppi fornitori di componenti e sistemiintegrativi, di manutenzione e supporto logistico ai sistemi di difesa, aiproduttori di componenti per velivoli militari come Piaggio Aerospace e AereaS.p.A., ai gruppi e alle infrastrutture che operano nel settore della difesanavale, come Larimart S.p.A. e Telespazio S.p.A., rispettivamente unacontrollata e una joint venture della Leonardo, fino ai numerosi produttori ditecnologie per l’ambito militare e la difesa, come la Sentech S.r.l., AreaS.p.A., SIO S.p.A. e il gruppo ELETTRONICA).
Figurano nell’elenco degli espositori presentiall’EDEX 2021 anche le italiane Leonardo S.p.A. (insieme alla partecipataLeonardo DBS), IVECO Defense (presente in Egitto sotto il gruppo Shoura Group),i produttori di armi leggere Benelli e Beretta S.p.A., ed ancora CristaniniCBRN, il gruppo ELETTRONICA, la GT Line S.r.l. attraverso il marchio EXPLORERCASES, Intermarine S.p.A., la Polomarconi S.p.A., RI-Group, ed altre ancora.
Un’altra presenza significativa è quella delconsorzio missilistico internazionale MBDA, controllato per un quarto dallaLeonardo S.p.A., che figura come PlatinumSponsor nell’elenco dei promotori dell’EDEX 2021.
L’italiana Leonardo S.p.A. è presente come espositoredi tecnologie ISTAR (Intelligence, Security, Target Acquisition e Recognition),un pacchetto di tecnologie per l’acquisizione e l’analisi di dati in ambitomilitare. Nella giornata di domenica 28 novembre, Leonardo è stata anche Platinum Sponsor dell’Egypt Air Power Symposium, unaconferenza patrocinata dall’Aeronautica egiziana cui hanno preso parte ancheMBDA, Boeing e numerosi altri produttori di sistemi d’arma per la difesa aerea.
La nutrita partecipazione di soggetti legati alcomplesso militare-industriale di oltre 40 Paesi del mondo all’EDEX voluto e promossoda el-Sisi non può che destare preoccupazione, viste le numerose denunce circail ruolo di questi stessi- o analoghi- sistemi d’arma e delle tecnologie perl’ambito militare in gravi violazioni dei diritti umani e addirittura criminidi guerra in Egitto e in altri Paesi africani e dell’area MENA.
Esiste una relazione diretta fra i commercid’arma (inclusa la fornitura di munizionamento, componenti integrative e diricambio, piattaforme di supporto logistico, tecnologie di identificazione esorveglianza) e gravi violazioni dei diritti umani, una relazione che comporta responsabilitàper i Paesi fornitori- come l’Italia- ben al di là del semplice dovere dipretendere collaborazione sul caso Regeni dalle autorità del Cairo.
Come denunciava il rapporto annuale OPAL 2016 sull’export di armi leggere, fra il 2014 e il 2015 l’Italia ha autorizzato unacospicua esportazione verso l’Egitto di armi da fuoco (si parla di oltre 30milapistole di produzione Beretta ed altre armi d’assalto)- armi che, secondol’analista Giorgio Beretta, sarebbero state utilizzate soprattutto in ambitocivile, ossia a scopo di repressione interna. Nell’area del Sinai, dovel’esercito egiziano è impegnato da anni in operazioni di contro-terrorismo e inuna generale repressione armata che non distingue fra civili e combattenti,adulti e minori, nel corso della quale sono stati compiuti veri e propricrimini di guerra, le forze armate egiziane dispongono di un arsenale diveicoli di terra, velivoli, armi leggere e missilistiche di importazione fracui alcuni (vedasi l’articolo di Mazzeo menzionato in apertura) identificanoanche i famosi fucili GRX-160 Beretta.
L’export di sistemi d’arma e di difesa indotazione alle forze di polizia e agli apparati della sicurezza nazionaleegiziana, vere protagoniste della repressione brutale che da anni insanguina ilPaese, è stato denunciato in diverse occasioni da importanti organizzazioni peri diritti umani. Secondo un rapporto del Cairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS),i blindati Sherpa Scout e Sherpa MIDS (di produzione francese) in dotazionealla polizia egiziana sono stati impiegati nella repressione delle protestealmeno dal 2013, in episodi come il Massacro di Maspero, quando i veicolifurono lanciati sulla folla in corteo uccidendo centinaia di civili. Da alcunifilmati diffusi a seguito del massacro di piazza Rabaa Al Adaweya (agosto 2013,oltre 1000 morti)è possibile individuare agenti delle forze speciali (FCS)mentre lanciano sulla folla un blindato riconducibile ad uno dei modelli Sherpacitati sopra, mentre sul luogo sono stati fotografati anche alcuni veicoli leggeridi produzione IVECO sempre in dotazione alle forze speciali (FCS) incaricate direprimere la protesta.
Anche Amnesty International ha denunciato in più occasioni il ruolo dei sistemi d’arma prodotti ed esportati dai Paesi UEnella repressione del dissenso pacifico in Egitto, dalla tortura sulle e suidetenuti politici alle esecuzioni extragiudiziali. Uno studio realizzato dalla ONG Privacy International ha individuato nei software e nelle tecnologie diidentificazione e sorveglianza esportate da Paesi come Italia, Germania e GranBretagna un pericoloso strumento di repressione della società civile egiziana.
Nel corso degli anni, numerose altreorganizzazioni per i diritti umani hanno denunciato l’utilizzo di tecnologie disorveglianza (e più in generale, tutte le applicazione dell’intelligenzaartificiale all’ambito militare e della difesa) da parte del governo egizianoper spiare, identificare e persino fabbricare prove false contro esponentidella società civile a scopo repressivo. Alla luce di tutto ciò, la presenza dinumerosi produttori di software e strumenti di supporto o integrazione alletecnologie di cyber-sicurezza, per l’identificazione e la sorveglianza a scopodi difesa, alla seconda edizione dell’expo egiziano delle armi può significaresoltanto una cosa: nelle relazioni internazionali, il complessomilitare-industriale mondiale e il giro di affari che alimenta continuano apesare più delle voci che dalla società civile in Egitto, in Italia e nel mondochiedono pace e rispetto per i diritti umani. Le dichiarazionidell’ambasciatore Cantini, presto concretizzatesi nella presenza di numerosiconsorzi e aziende del settore bellico italiano all’expo delle armi di el-Sisisuonano come una campana a morto per le istanze di libertà, democrazie egiustizia in Egitto.
LA REPRESSIONE IN EGITTO è MADE IN ITALY?